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Scuola Superiore di Studi Umanistici – Sala Rossa44.4964888 11.3484837
23 FEBBRAIO 2017
Scuola Superiore di Studi Umanistici – Sala Rossa
dalle 15:00 alle 17:00
Partecipanti:
- Mauro Carbone (Université Jean Moulin Lyon 3),
- Manlio Iofrida (Università di Bologna)
Mauro Carbone (Université Jean Moulin Lyon 3)
Benché l’immagine della visione tuttora dominante nei nostri discorsi sia quella della finestra e ad essa faccia eco persino il nome del sistema operativo più utilizzato al mondo (“Windows”), sono convinto che il nostro dispositivo ottico di riferimento sia diventato lo schermo quale si è affermato a partire dall’emergere del cinema, che molte differenze presenta rispetto alla finestra. Ritengo insomma che la nostra attuale esperienza degli schermi sia figlia di quella che ci è stata insegnata dal cinema, malgrado le molte differenze che ormai separano questa da quella.
La rivoluzione digitale ha infatti prodotto un’evoluzione ed una proliferazione degli schermi: la nostra esperienza di essi è diventata definitivamente plurale, ma si è arricchita anche di altre novità quali mobilità, tattilità, interattività, connettività, “carattere immersivo” del tutto particolare.
E’ alla luce di tali novità che gli schermi s’impongono ormai come il decisivo elemento propulsore non solo delle continue trasformazioni all’opera nel nostro rapporto con le immagini, ma, più in generale,di quella rivoluzione del nostro modo di percepire, desiderare, conoscere e pensare che c’incalza senza che possiamo misurarne altro che gli effetti più immediati.
Manlio Iofrida (Università di Bologna)
Inquadrerò la questione degli schermi nella più ampia questione del rapporto fra vita, vista e corpo; in questo senso, partirò della discussione de La condizione postmoderna di J.-F. Lyotard, per metterla in relazione con la questione fondamentale del rapporto fra produzione e visione nella modernità. Passerò poi a delineare una prospettiva ecologica sulla visione, basandomi soprattutto su Merleau-Ponty e sull’ultimo libro di Mauro Carbone Filosofia-schermi, e richiamando alcuni momenti dell’arte classica (Rembrandt) e contemporanea (Bill Viola), a partire dai quali vista e schermo possono essere interpretati in modo radicalmente alternativo.