• Scuola Superiore di Studi Umanistici, Sala Rossa
    44.4964888 11.3484837

06 APRILE 2017

Scuola Superiore di Studi Umanistici, Sala Rossa
dalle 15:00 alle 17:45

La biologia evoluzionistica spiega l’evoluzione essenzialmente in termini di selezione e adattamento – in breve, in termini di sopravvivenza del più adatto. La selezione, tuttavia, può operare solo tra le diverse forme viventi che i processi dello sviluppo riescono a portare all'esistenza. In pratica, però, incontriamo spesso, da un lato, organismi funzionalmente difettosi – a volte molto diversi da tutti quelli "normali" – che sono tuttavia “possibili,” cioè realizzabili attraverso i processi di sviluppo, a prescindere dal loro valore di sopravvivenza, che è pari a zero; dall’altro lato, forme ipoteticamente vitali, che magari differirebbero solo in forma minima da quelle esistenti, sembrano essere impossibili da produrre. È questo il punto in cui entra in gioco la biologia evolutiva dello sviluppo, o evo-devo. Possiamo così entrare nel labirinto delle forme viventi, formulando domande soprattutto in termini di modularità, evolvibilità e origine delle innovazioni. Ma evo-devo non si limita ad esplorare storie individuali, come i vincoli nel numero delle vertebre nell'evoluzione del collo del giraffe o la curiosa distribuzione dei numeri di coppie di gambe nei centopiedi, sostanzialmente limitato ai numeri dispari. Esiti intellettualmente stimolanti degli studi evo-devo sono anche la rivisitazione costante dei fondamenti ontologici ed epistemologici della biologia dello sviluppo e il possibile contributo a una Extended Evolutionary Synthesis che tenga debito conto della complessità e dell'evoluzione incessante delle relazioni tra genotipo e fenotipo.

 

L'intervento fa parte del ciclo seminariale "Natura e scienze umane"