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Scuola Superiore di Studi Umanistici, Sala Rossa44.4964888 11.3484837
02 FEBBRAIO 2017
Scuola Superiore di Studi Umanistici, Sala Rossa
dalle 15:00 alle 17:00
Partecipanti
- Prof.ssa Patrizia Violi,
- Prof.ssa Viviana Gravano,
- Prof.ssa Isabella Pezzini
Presiede:Patrizia Violi (Università di Bologna)
Viviana Gravano (IED, Roma)
L'Expo Milano 2015 si inserisce nella tradizione occidentale delle Esposizioni Universali nate in epoca coloniale, con l'intento iniziale di consolidare il dominio, prima europeo e poi statunitense, sui paesi colonizzati. Queste grandi fiere commerciali sono state anche lo strumento fondamentale delle nascenti nazioni per costruire la propria identità nazionale.
Ci si può chiedere se, a distanza ormai di oltre un secolo e mezzo, l'Expo, pur mantenendo la sua caratteristica di evento fondamentalmente di mercato, avrebbe potuto proporsi con una visione interculturale, non etnocentrica e con valori riferibili piuttosto al pensiero post coloniale. In questo intervento si sosterrà che l'Italia non solo ha perso la scommessa di produrre un evento interculturale, ma che l'Expo è divenuto il perfetto specchio di una cultura italiana ancora ancorata a un approccio neo-coloniale che risponde alle scelte di politica economica che il paese ha sempre fatto dal dopoguerra in poi, seppure in maniera camuffata.
Isabella Pezzini (Università La Sapienza di Roma)
Nel 1967 Umberto Eco scrisse un breve saggio per raccontare il significato dell’Esposizione Universale di Montreal: Man and his World. Lo scritto, “A Theory of Expositions”, fu pubblicato sul quarto – e penultimo – numero di.Dot Zero,una rivista edita da Unimark in partnership con Finch Paper,che si occupava di teorie e pratiche della comunicazione visuale.
Nel 1996 il saggio fu nuovamente pubblicato in America, all’interno della raccolta Travels in Hyperreality.
Il testo è stato pubblicato in italiano per la prima volta nel volume diretto da Alberto Abruzzese UTET Grandi Opere: EXPO 1851-2015. Storie e immagini delle Grandi Esposizioni, a cura di Luca Massidda.
Nel mio intervento mi propongo di mettere in relazione le sue riflessioni con il libro di Viviana Gravano.